Pagina:Bartoli - Dell'uomo di lettere I.djvu/9

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I vascelli spalmati guadagnano di velocità dieci per cento, e ben’unti volano quegli che prima impigriti parevano muoversi a lor dispetto. Anche a gl’ingegni i favori danno ingegno; e dove il termine è un Vello d’oro, i remi, come ad Argo, da sè stessi si muovono.

In fine, avere a disputare ogni giorno con la povertà, a contrastare ogni ora con le sue miserie, a dividere i pensieri dove i bisogni in mille parti li chiamano, queste sono spine, in cui non fanno nido le Lettere. Chi vuole che l’Api raccolgano mele, non l’esponga a’ venti: ché dove essi possono troppo, esse non possono niente. Nel volare da gli alveari a’ fiori, e dall’un fiore all’altro, nel ritornar con la preda, i venti le sviano da’ loro viaggi, e le traportano altrove. Tali sono i pensieri de’ Letterati, che, dove altre cure gli sturbano, non può mai esser che facciano buon lavoro.

E a dire il vero, come può stare, perdere il cervello per vivere, e adoperarlo per istudiare? Perciò fu ben detto; nè de’ Poeti solo, ma di tutti i Letterati s’avvera:

Lieto nido, esca dolce, aura cortese
Bramano i Cigni; e non si va in Parnaso
Con le cure mordaci: e chi pur sempre
Col suo destin garrisce e col disagio,
Vien roco, e perde il canto e la favella.

Indegna cosa a vedersi, diceva Demostene a gli Ateniesi, che Paralo, nave sacrosanta, usata prima solo ne gl’interessi della Religione, e per condurre i Sacerdoti a’ sagrificj di Delfo, ora, con uso vile profanata, s’adoperi a caricare le legne de’ boschi e le bestie de’ campi: di che ne fremono infino i venti, che contra lor voglia la portano; e ne geme il mare, che la vede sì diversa da quella che fu e da quella ch’esser dovrebbe. Ma vi par’egli cosa punto meno disdicevole, che un’anima di sublime intendimento e d’alti pensieri, mandata al mondo per publico bene, e più riverita dal Cielo che conosciuta dalla Terra, sia sforzata ad occuparsi nell’indegno mestiere d’accattar pane, usando i nobili suoi pensieri per rinvenire