Pagina:Bartoli - Dell'uomo di lettere II.djvu/61

Da Wikisource.

innocente che bello, senza spine o ruvidezza che aspro e pungente lo rendano. Flos sublimis, disse Sant’ Ambrogio di Cristo ritratto nel giglio, immaculatus, innoxius; in quo non pirarum offendat asperitas, sed gratia circumfusa clarescat.

Le stelle, mentre contra Sisara combatterono, non ruppero l’ ordinanze, non usciron di posto, né si scomposero in farlo: Manentes in ordine et cursu suo, adversus Sisaram pugnaverunt. E tanto è di dovere che faccia chi si prende a scrivere contro altrui, che pur’ è un combattere non senza vittoria, ancorché senza sangue. Conviene avvertire, che incorrer che incorrer le lance delle sue ragioni non si perdan le staffe, e con questo il merito d’ ingegnoso resti vinto dal difetto d’ appassionato: che non si calchi il fasto di Diogene, rendendosi condannevole coll’ atto medesimo di condannare.

Il convincere uno d’ errore, è mettergli la mano nella piaga, e toccargliela fino al fondo; operazione da farsi con isquisita delicatezza, perché la cura non metta spasimo, dove la piaga faceva solo dolore. Ippocrate discretissimo comanda, che gli occhi degl’ infermi come parte troppo delicata s’ asciughino con sottilissimi panni lini, e le ferite si nettino con morbissime spugne, e l’ un’ e l’ altro si faccia destrissimamente e con somma leggerezza di mano. E prima di lui il Protomedico San Raffaello ordinò al giovinetto Tobia, che nella cura degli occhi del cieco sua padre, prima d’ applicarvi il fiele per medicina gli desse un bacio per amore: Osculare eum; statimque lini super oculos ejus ex felle isto. Uguale avvedimento ci vuole in chi pretende illuminare gli occhi dell’ ingegno di chi erra; facendo, che il fiele del rimproverare altrui il suo errore (che, quando bene non fosse altro che publicarlo, pur’ è collirio di grande amarezza) non sia disunito dal bacio, né il bacio disgiunto all’ amore.

Carneade Academico, volendo scrivere contra Zenone padre della rigida Setta degli Stoici, con una traboccante