Pagina:Bartoli - Dell'uomo di lettere II.djvu/68

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Uomini, come Alessarco, come Rennio, pazzi, benché forse meno conosciuti, non dubito io, che non ne sieno come i fior d’ ogni tempo, ancor’ oggi nel mondo. Chi volesse ritrarli con imagine espressiva di ciò che sono, potrebbe acconciamente dipingere un gran fumo che s’ alza, fino alle nuvole, e quanto più s’ alza, tanto più gonfia e allarga que’ suoi grandi volumi; indi aggiungervi il motto di S. Agostino: Quanto grandior, tanto vanior.

In udirli tal volta favellar di sé stessi per vanto, e d’ altrui per dispregio si conosce quanto starebbe lor bene il saluto, che Filippo Macedone rendè al superbo suo Medico, che gli scriveva: Menecrates Juppiter Philippo salutem. Fu la risposta: Philippus Menecrati sanitatem; che fu un farsi medico del suo medico, e inviargli per sanità del cervello una presa d’ elleboro in un saluto.

Che sotto la lor cappa e ‘l loro mantello stanno le alte e le più profonde Scienze; come sotto la corteccia delle conchiglie, e non altrove, le perle: Che i loro dettati sono le carte del navigar sicuro, senza di cui nelle Scienze s’ incontra o naufragio o pericolo: Che i loro insegnamenti sono all’ ultime mete del vero, come le stelle a’ confini dell’ universo, sì che

Altius his nihil est, hoec sunt corfinia mundi.

Gli altri sono le fonti, essi l’ Oceano; gli altri Talpe, essi Linci; gli altri Farfalle essi Aquile; gli altri Mosche, essi Aghironi.

O Medici, mediam contundite venam.

O se non questo, almeno si tenti d’ aprire la porta al vento, di che i miseri hanno sì gonfio il capo, e ciò sia facendo loro metter gli occhi nella luce d’ alcune chiarissime verità.

1. Ad ognuno le cose sue, per piccole che sieno, sembrano grandi. L’ amore di sé stesso e uno specchio concavo, che fa che un capello paja un tronco, e una Zanzara un Pegaso. Chi prende lui per giudice, stima le cose sue come quel Clito stimò una battaglia, navale, in cui