Pagina:Bartoli - Dell'uomo di lettere II.djvu/85

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rima al tocco di buon paragone conoscere qual tempera di metallo sia la sua, indi esigger da lei quello ch’ ella può dare. Veggasi (dicono pure i Platonici) nello scender che fece il genio suo dalle stelle, mentre passò per le sfere minori, dal suggello di qual pianeta prese l’ impronta; se da un Saturno speculativo, se da un Giove signore, se da un Marte guerriero: indi o alla penna, o allo scettro, o alla spada sicuramente s’appigli.

E certo è deformissima cosa a vedere tal volta nelle scuole certe teste più abili a romper Testuggini, che a studiare. Teste che hanno una mente sì stupida e sì male adatta al mestier delle Lettere, che sembrano, al rovescio di Giove, portar Bacco al cervello e Pallade alla pancia. Il loro intelletto, pingue e grosso come l’acqua del lago Asfaltite in cui nulla va al fondo, ha un discorso più pigro della Pigrizia, animale segnalato dell’ Indie, che, quando è più veloce, in cento passi fa un mezzo passo, e in cento giorni un miglio. Non si truova lima tanto dura di tempera, che intacchi il lor cervello, sì che almeno ne tolga la ruggine. Mettete loro attorno (come d’ Orse a gl’ informi Orsacchini) tutte le lingue maestre del mondo; non ne scolpiranno mai una menoma fattezza d’ uomo di Lettere. Ammonio torrebbe anzi a fare il suo giumento Filosofo, che un di costoro Grammatico.

A che pro metter simil gente in una scuola, come in una officina, se, per quantunque si battano e si scarpellino, tengono sempre più del Sasso che del Mercurio? A che volere con le Lettere rompere un capo, da cui, se Vulcano l’aprisse, vedreste uscirne in vece d’ una Pallade un Gufo? A che cercare un maestro, che sia un’ Aquila, Perché insegni volare a una Testuggine?

Non bisogna volere, che le pumici sieno spugne, che i mastini diventino levrieri, e che lo roveri in vece di ghiande producano mela: ché, per quanto facciate, l’ innesto non vi può mai. Stolti i Sibariti insegnaron ballare a’ cavalli; e l’ indole di quel generoso animale guastarono, applicandolo ad esercizio di femina. Lo stesso errore è volere che chi nacque per l’ Armi riesca nelle Lettere, e sia un Archimede chi vuol essere un Marcello.