Pagina:Bartoli - Dell'uomo di lettere II.djvu/84

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tanto con le difficultà che nell’ acquisto delle scienze s’ incontrano, quanto col proprio suo genio e con quella che il Maestro dell’arte chiamò invita Minerva, a guisa di chi nuota contr’ acqua dove più precipita la corrente, assai fatica, e poco avanza; fin tanto, che vincendo il tedio, e mancando col poco potere tutto il volere, si pruova in fatti la verità di quel naturalissimo assioma: che durevole non è ciò ch’ è violento.

Con questo si fa manifesto l’errore di chi s’ applica alle Lettere, e fra esse o alle speculative o alle pratiche o alle miste, dove l’inclinazione, dove il genio, dove la natura non lo porta: che altro non è, che volere che i fiumi, tolti dalla corrente, s’aggrappino a forza sul dosso de’ monti, e vi sagliano alle cime.

I savj Ateniesi stimavano principio di non saper mai nulla, il non saper da principio applicarsi a quello per cui la natura ci fece. Quindi è, che prima d’applicare i loro figliuoli, curiosamente spiavano la loro inclinazione; di cui interpreti, per ordinario veritieri, sono i desiderj: e ciò facevano proponendo loro gli strumenti di tutte l’ arti; ut qua quisque delectabatur (disse Nazianzeno) et ad quam sponte currebat, eam doceretur.

Là credeano che il cielo li chiamasse, dove l’ inclinazione da sé li portava. E con ciò incontravano appunto il senso del misterioso Cebete, che, al primo giro della sua Tavola pose il Genio, che chiamando giusta la serie che ne tenea in carta, gli uomini a questa vita mandabat quid eis, ubi in vitam venerint, faciendum sit; et cui vitæ se committere debeant, si salvi esse in vita velint ostendebat.

Ha Dio (disse Platone, coprendo il midollo d’ una bellissima verità sotto la corteccia d’ una favola) legate l’ anime degli uomini co’ metalli. Alle contadinesche il ferro, a quelle de’ Principi l’ oro, e a tutte l’ altre, che questi termini si comprendono, proporzionatamente a’ loro stati i loro metalli ha infusi. Quindi le varie inclinazioni e i varj genj. Vuolsi dunque da ognuno p