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Pagina:Bartoli - Dell'uomo di lettere II.djvu/98

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98 dell’uomo di lettere

parte più adusta della flava bile, fredda e secca per natura, come la terra; ma se abbia chi l’assottigli e chi l’accenda, si abile a concepir fuoco (come l’esalazioni sollevate dal Sole, che pur sono terra fredda e secca), e fuoco sì vemente e sì gagliardo, che tiene del fulmine nella forza, ma è più durevole e più costante. E di qui nasce il furore, e quella saggia frenesia della mente, che tutta fuori di sè la rapisce, e tutta in sè la concentra; che le dà velocissimi moti e la tiene stabilissima e fissa, tutti insieme spargendole e tutti raccogliendole i pensieri. Nè dee mancare, l’uno per alimento a gli spiriti, l’altra per tempera, il Sangue e la Flemma: acciochè o sterile il troppo secco non renda, o il soverchio caldo non istemperi l’organo, e porti più caligine che splendore. Il predominio però deve essere igneo, il restante del misto a proporzione de’gradi di questo.

E questa è, s’io mal non indovino, quella tanto famosa Luce secca d’Eraclito. Quell’igneus vigor et cœlestis origo, che dove più limpida ha la fiamma, e in più purgati umori meno torbida e fosca, ivi è cosa più di mente celeste che di terreno ingegno.

Questo è quel tanto difficile elettro, Ingegno insieme e Giudicio. L’Ingegno, il Mercurio, tutto istabilità e movimento; il Giudicio, la Chimica, medicina che lo fissa. L’Ingegno, il Lione e il Delfino, tutto furia, tutto corso; il Giudicio, il freno e l’ancora, che gli regola i furori, che gli rintuzza il moto. L’Ingegno, la vela; il Giudicio, la zavorra. Quello, l’ala; questo, il peso. Quello, il volto giovine di Giano; e questo, il vecchio e canuto.

Ma perciochè la tempera degli umori per servigio della mente non è una indivisibile; dalla loro varietà hanno principio le abilità, i genj, i talenti, che a varie professioni di Lettere inclinano. Imperciochè richiedendosi in alcuni studj più pazienza, e, come suol dirsi, più flemma, in altri maggior prestezza di mente; altrove imaginazione più ferma, altrove discorso più astratto; qui gran memoria, qui capacità d’abbracciare quasi in un’atto solo la cognizione di molti oggetti, e vederne la dipendenza senza confondersi; sì come gli umori e le loro qualità sono