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Pagina:Barzini - Dal Trentino al Carso, 1917.djvu/124

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114 dopo l'assalto


schio di qualche granata nostra? Era il buon momento. Cannonate e baionettate sono arrivate sul nemico quasi insieme.

Da tutte le parti gli austriaci sopraffatti hanno gettato le armi e sollevato le mani gridando quell’odioso «Boni taliani!» che è il grido di grazia di tutti i nostri nemici, dai beduini del Senusso, ai beduini di Francesco Giuseppe, il segno del riconoscimento mondiale di una mitezza sulla quale si fa assegnamento in guerra. E pare che ci gridino in faccia: Imbecilli!

A centinaia i prigionieri furono avviati alla valle. Non avevamo mai catturato dei nemici così lerci, stracciati, affamati. Alcuni barcollavano per la debolezza. Hanno dichiarato che da trentadue ore non mangiavano. Avevano preso un caffè la mattina avanti e poi più niente. Baciavano il pane che i nostri soldati porgevano loro, e benedicevano la cattura. «Perchè non vi siete arresi prima?» — è stato chiesto loro. — «Perchè — hanno risposto — avevamo paura delle pistole dei nostri ufficiali, che tirano giusto, e credevamo che voi ci massacraste».

Tirano giusto gli ufficiali austriaci. Dopo la resa, infatti, alcuni di loro, imbucati nei nascondigli, seguitavano a pistolettare i nostri soldati. Dovevamo stanarli come bestie feroci.

Ma nel pomeriggio la posizione, cannoneg-