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dopo l'assalto 115


giata da tutte le parti, fu investita da un attacco sul fianco sinistro che la prendeva d’infilata, e dovemmo ridiscendere al bordo del bosco. Fu durante il bombardamento che il generale venne colpito. Intorno a lui tutti furono feriti dalla stessa granata.

Ecco là, vicino al feretro, l’aiutante di campo, pallido, commosso, l’occhio febbricitante, la testa avviluppata di bende, il collo e la spalla fasciati. Non ha voluto restare all’ospedale. Sorretto da un soldato, continua a seguire il suo generale. Un cappellano militare, barbuto e cereo, ferito anche lui, col braccio al collo, la tunica da ufficiale gettata di traverso sulle spalle, fa il saluto militare, si avanza e parla:

«Soldati, voi amavate il vostro capo, caduto al fuoco. In nome di questo amore egli qui vi comanda di ubbidire al suo successore come obbedivate a lui, ricordandovi — e a queste parole la sua voce si è gonfiata di emozione — ricordandovi che in questa obbedienza riposano i destini della Patria!».

Il prete soldato porta di nuovo la mano, alla visiera e si ritrae.

Il cannoneggiamento si fa più intenso. Una nuova batteria entra in azione e il fumo dei suoi colpi, azzurro e lieve come una nebbia, sorge fra gli alberi.

Lontano, in basso, una processione di barelle attraversa la strada.