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L’ASSALTO PRODIGIOSO.

Zona di guerra, agosto.

È vero dunque? Siamo passati? Abbiamo spezzato nella prima linea la formidabile barriera che ci tratteneva avanti alla soglia di Gorizia? Stiamo disfacendo quella terribile testa di ponte austriaca dell’Isonzo che era uno dei campi trincerati più forti dell’Europa?

È il tramonto, un tramonto luminoso, infuocato, ardente, e il frastuono immenso della furibonda battaglia si allontana; viene ora dal di là delle vette. Noi lo ascoltiamo palpitando, inebriati e trasognati; lo seguiamo, questo rombo furente e continuo, con gioia e con angoscia, quasi nel timore vago di doverlo riudire più vicino. Non vi è felicità che non dia un po’ l’ansia di perderla.

Troppo abbiamo sperato e sofferto di fronte a questi monti spaventosi, imbevuti di sangue, perchè il successo tanto atteso non assuma qualche cosa di irreale, di troppo grande e di troppo bello per essere vero. La ragione non conforta, i pensieri si accavalcano spezzati e