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l’assalto prodigioso 139


tremuli nella canicola. Ma si seguiva l’assalto come se si vedessero. Col cuore in tumulto, si intuiva, si indovinava lo sbalzo dei nostri verso le vette sconvolte. «Sono fuori! Avanzano! Avanzano!» — si sentiva esclamare negli osservatori lontani dei domandi in altri settori, da voci gonfie di emozione, di entusiasmo, di speranza. Era il cannoneggiamento austriaco che delineava l’avanzata dei nostri.

Si è svegliato all’improvviso il fuoco dell’artiglieria nemica, serrato, intenso, rabbioso, e gli shrapnells arrivavano a stormi, formavano una grandine, parevano gettati a manciate. «Si fermano! No, no, vanno su! Vanno su!». La grandine cadeva sempre più corta. Dalla parte di Peteano, sul fianco del monte, tutto solcato da trincee a zig-zag, l’assalto progrediva lateralmente, verso Boschini.

Ma non si può sapere niente, è troppo presto, il San Michele sembra avvolto da una tormenta di sabbia, da un simun tuonante. Non trascorre molto tempo, ed altri, settori chiamano la nostra attenzione.

La battaglia non si segue più, è troppo vasta, impetuosa. L’assalto balza da tutti i punti in bufere di fuoco. Si assiste storditi, affascinati, oppressi dall’ansia dell’attesa, esaltati ad ogni progresso, angosciati ad ogni sosta, senza capire più, presi, trascinati, travolti dall’impeto dell’azione lontana. L’anima nostra è una foglia por-