Pagina:Barzini - Dal Trentino al Carso, 1917.djvu/171

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a gorizia 161

o lontane, osservano di tanto in tanto il nuovo campo di battaglia e poi tornano a contemplare l’antico, la loro attenzione va dal passato al futuro, studiano le orme della guerra e guardano il cammino che alla guerra si apre.

Le truppe che marciano ai piedi delle alture, dirette a Gorizia in lunghe file grigie e tortuose sul terreno spezzato da trincee e camminamenti, lungo la ferrovia dalle rotaie divelte e contorte, non immaginano che è il pensiero, è la volontà di quei due uomini il cui profilo si erge sulla vetta solitaria e insanguinata, che li muove. Sono il genio e la scienza della guerra, lassù, Cadorna e Porro. Se i soldati lo sapessero, l’acclamazione sorgerebbe dalle loro masse.

Le truppe sono penetrate a Gorizia nella prima ora del giorno. I battaglioni che, conquistato il Podgora, si sono gettati ieri nel fiume passandolo a guado, si sono trincerati alle prime case dei sobborghi, hanno sbarrato le strade con barricate di sassi, di carri, di travi, di botti. Soltanto qualche pattuglia si era portata più avanti, negli orti e nei giardini. Per tutta la notte è stato uno scoppiettìo di fucilate. Gli austriaci sparavano dalle finestre. Avevano sfondato i recinti, aperto dei varchi nelle pareti degli edifici, eretto parapetti ai crocicchi, per opporsi all’avanzata con una guerriglia di