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254 il colpo di spalla

al sommo della parabola pareva si fermassero un istante, oscillanti, come incerte, poi precipitavano e uno schianto come di folgore annunziava il loro giungere al suolo.


Non era più possibile in quell’atmosfera di catastrofe distinguere sempre i colpi di partenza da quelli di arrivo. Certi spari di obice pesante avevano da vicino la violenza di scoppi di granata. Da ogni parte si intravvedevano vampate, fra le rocce e nelle boscaglie, e fulvi annebbiamenti di fumo sorgevano a celare lo sfondo di una strada o lo sbocco di una gola. Le artiglierie nemiche mutavano continuamente obbiettivo, avevano lunghi silenzi poi tempestavano una zona. Quindici, venti granate di grosso calibro si seguivano nella stessa direzione col loro rumore da convoglio, lanciate a caso contro un presunto appostamento di batterie italiane od un supposto rifugio di truppe, e il luogo battuto spariva in una tenebrosa e tempestosa coltre di vapori. Si sentiva l'incertezza e l’affanno del nemico in queste sue disperate e cieche percosse.

Verso le dieci e mezzo i 305 austriaci hanno bombardato così il Vallone ai piedi del Nad Logern, aprendo enormi crateri nel terriccio rossastro vicino alla strada o svellendo macigni dai fianchi rocciosi del Brestovic, ammantati in parte da giovani boschi. E sulla strada,