Pagina:Barzini - Dal Trentino al Carso, 1917.djvu/265

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il colpo di spalla 255

dopo la grandine fitta delle schegge e delle zolle, è caduto lieve un nembo di foglioline e di ramoscelli. Cumuli di fronde strappati alla montagna e trascinati in alto nei vortici d’aria e di fumo, sono ridiscesi come una nevicata. L’automobile che portava qualche corrispondente all’imbocco di un sentiero del Nad Logem, è passato su questo singolare tappeto di verdura.

Era l’ora fissata per le ricognizioni. Le batterie nostre allungavano il tiro, il bombardamento si calmava un poco, le pattuglie escivano. Sono arrivate alle trincee nemiche senza troppa lotta. Hanno trovato i reticolati divelti, i parapetti abbattuti. In qualche punto le pattuglie sono penetrate nelle posizioini austriache, piene di cadaveri e di feriti. Dei plotoni nemici si sono lasciati prendere prigionieri. Evidentemente il grosso delle forze austriache si era ritratto per balzare avanti al momento della suprema difesa.

Conoscendo i nostri preparativi, il nemico aveva fatto i suoi. Sapevamo che esso da qualche settimana riceveva enormi quantità di munizioni, di mitragliatrici, di materiale di ogni genere. Il movimento di treni sulle ferrovie dell’Altipiano, da Nabresina a Dornberg, era intensissimo. Per questo i nostri Caproni e i nostri dirigibili andavano così spesso a gettare tonnellate di esplosivi sulle stazioni di smistamento.