Pagina:Barzini - Dal Trentino al Carso, 1917.djvu/284

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274 dove è passata la battaglia


Monte Sei Busi. Ma, mentre le vette del vecchio Carso erano isolate e formavano una barriera unica, la cui perdita ha costretto il nemico ad indietreggiare fin oltre al Vallone per ritrovare una linea di resistenza, le vette laterali della nuova fronte hanno una continuità di catena, sono seguite da altre vette, sempre più alte. Il nemico non ha bisogno di fare un grande balzo indietro quando è sloggiato da una altura. Si attacca alla successiva, che è invariabilmente vicina e più forte. Può resistere a palmo a palmo. Battuto, ricacciato, si sposta parzialmente su posizioni sempre dominanti.

Osservando il campo di battaglia dalle trincee a oriente di Oppacchiasella, si manifesta tutta la fisionomia singolare di questa azione. Il terreno sale ad anfiteatro; sale con violenza a sinistra, con meno rudezza a destra e di fronte. Ci battiamo in una conca selvaggia, grigiastra, tutta bozze, tutta gradini, con dei bordi cupi di foreste, vigilata e dominata dalle alture come il cavo d’un’onda è dominata dalle creste spumose. La lotta più violenta, più aspra, più dura, è sui bordi. Essa è riuscita a cacciare il nemico a destra dalla terrazza di Nova Villa fino oltre il Nad Bregom. È qui che l’assalto ha lasciato le tracce profonde che incontra chi sale da Oppacchiasella.

I nostri soldati vedevano le posizioni austria-