Pagina:Barzini - Dal Trentino al Carso, 1917.djvu/283

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dove è passata la battaglia 273

Si ha l’impressione di una bufera, si ha il senso di un cataclisma. Nella immobilità e nella solitudine tutto ha un’espressione d’impeto, descrive il tumulto, è pieno di indicibile violenza. Qualunque cosa si guardi, sassi, zolle, indumenti, armi spezzate, rami di piante, sacchi a terra, cadaveri, tutto nella sua fissità rivela la cosa scagliata.

Le tane da cui la truppa è sbucata per assalire, si allineano su certi rovesci, a ranghi serrati e sovrapposti, anguste, nere, dai bordi crollanti, simili ad una strana nidificazione di bestie scavatrici. Le più forti posizioni conquistate ergono a destra il loro profilo truce, seguono il costone scosceso delle alture di Nova Villa, una specie di terrazza rocciosa che dei boschi coprivano. Non si poteva avanzare frontalmente da Oppacchiasella senza essere sopraffatti dal fuoco di questo massiccio formidabile, che sovrastava il nostro fianco. Al centro gli austriaci non opponevano difese irriducibili.

Per dare un’idea esatta di questa fronte bisogna ricercare delle analogie nel passato. Il Veliki Hriback, alla nostra sinistra, corrisponde un po’ a quello che era il San Michele sulle prime pendici del Carso. Il massiccio di Nova Villa ha avuto la funzione che aveva il