Pagina:Barzini - Dal Trentino al Carso, 1917.djvu/298

Da Wikisource.
288 il bombardamento


bombardamento superava in violenza quello della testa di ponte di Gorizia. Pareva dovesse demolir tutto, e demolì una parte soltanto delle difese nemiche. Per la diminuita visibilità, degli obbiettivi il fuoco si sparpagliò un po’ più del previsto. Bastò questo perchè l’efficienza della difesa non fosse ovunque spezzata.

Osservando le vampe dei pezzi nascosti fra le rocce, nei greti, dietro a certi declivi, miriadi di bagliori e di diafani getti di fumo, sembrerebbe che l’unica preoccupazione nello stabilire gli appostamenti sia quella di celare i cannoni al nemico. E invece no. Il cannone si annida in un punto che è determinato solo dalla logica del tiro. La mascheratura è secondaria. Vi sono posizioni, rispetto al bersaglio, dalle quali il fuoco arriva al massimo rendimento. Si tratta quasi sempre di demolire delle difese lineari, e bisogna cercare da dove un pezzo può colpire più spesso in pieno il settore assegnatogli, anche se tira troppo lungo o troppo corto. La disposizione delle batterie ha una corrispondenza lontana e strana col serpeggiare delle trincee nemiche.

Abbiamo descritto tante volte lo spettacolo grandioso di un bombardamento, il tumulto assordante, l’ondeggiare delle masse di fumo, l’eruzione delle schegge e dei rottami, il fiammeggiare delle esplosioni, ma è assai più difficile descrivere l’organismo del bombardamento,