Pagina:Barzini - Dal Trentino al Carso, 1917.djvu/311

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quali ogni albero serviva da palo di reticolato, è stata espugnata, è stata sorpassata, e i nostri avamposti fronteggiano i selvosi ed oscuri declivi del Dosso Fajti, che parevano così lontani.

Il Veliki è stato preso con uno di quei movimenti avvolgenti dei quali abbiamo cercato di dare un’idea. L’assalto ha sfondato le linee nemiche nella zona di Locvizza, ha aggirato le posizioni del Pecinka dal sud, ne ha circondati i difensori che ha mandato giù a grandi mandrie, poi è salito dal Pecinka al Veliki, del quale è un contrafforte. Mentre una pressione frontale tratteneva le forze austriache sulla vetta, i nostri battaglioni, con velocità fantastica, inerpicandosi in un’ascesa esultante, piombavano sul fianco e alle spalle del nemico. Nelle prime ore del pomeriggio, tutte le formidabili posizioni della destra nemica erano crollate. La vittoria era prevista, ma nessuno la sperava così rapida. La resistenza si è letteralmente sfasciata.

I prigionieri non sanno ancora rendersi conto del come noi siamo arrivati lassù. Credevano di difendere validamente le trincee, quando hanno udito l’urlo immenso dell’assalto dietro di loro: Savoia! Erano circondati. L’assalto ha dilagato come l’acqua da una chiusa. È stata una manovra grandiosa eseguita con una rego-