Pagina:Barzini - Dal Trentino al Carso, 1917.djvu/321

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la manovra vittoriosa 311


na. La perdita del Pecinka avrebbe esposto anche il fianco destro di quel cuneo italiano, che avrebbe dovuto fatalmente ritrarsi. Bisognava resistere ad ogni costo. Si è resistito. La fase critica è durata dodici ore. Dodici ore d’inferno.

Il bombardamento spaventoso è cominciato improvvisamente alle due e mezzo della notte. I comandi del settore si sono portati audacemente sulla primissima linea per dare alla truppa l’esempio dell’eroismo. Colonnelli e soldati erano insieme, fraternamente, dietro ai fragili ripari, e con loro il generale brigadiere. Tutto crollava, si sfaceva, i muretti saltavano in aria, era un perpetuo e urlante frombolìo di schegge, un franare scrosciante di roccioini frantumati, un ardore di vampa, un accavallarsi di nubi nere, opache, acri, fra esplosioni immani e continue. «Fermi, figliuoli, fermi qui, siamo con voi!» — dicevano i colonnelli e il generale, scivolando dietro agli uomini accovacciati. E stavano fermi i nostri nel flagello. La vittoria non era più nella lotta, era nell’immobilità, nell’inerzia terribile, nel saper morire senza un gesto.

Nessuno potrà descrivere quella notte atroce sulla Quota 308, altura orrenda, tramezzata da gallerie tortuose, da cunicoli sinistri scavati dal nemico, nei quali venivano rifugiati i feriti.