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una meteora tricolore su trieste 339


concitatamente l’ osservatore nell’orecchio del pilota.

Sull’altra sponda, di fronte al faro, lungo una banchina di ormeggio, nelle tenebre si stendeva una lunga collana di piccole luci. L’occhio di un aviatore non poteva sbagliarsi: erano lampade di atterramento, la catena di punti lucenti che orienta i volatori notturni al momento di scendere. Sull’acqua avanti ai segnali si muovevano velocissimi dei lumi. «Sono loro!» — si gridavano l’un l’altro i due italiani presi dalla febbre dell’azione. — «Sono loro che rincasano!»

All’angolo estremo della banchina scintillava una luce più viva. Là dietro dovevano esservi enormi edifici portuali, magazzini, uffici. Erano lì gli scali del Lloyd. Ma don si vedeva niente. Il brillare dei lumicini rendeva più fitte le tenebre intorno.

L’aeroplano ha fatto un giro e si è slanciato verso la fila delle lampade di atterramento.

Per essere più sicuro della manovra ha rimesso il motore in pieno funzionamento. L’apparecchio si era abbassato a poche centinaia di metri: ora risaliva lievemente portato dall’impeto. Le luci non si potevano più vedere dal di sopra del bordo della fusoliera. Il pilota le guardava attraverso la grande lastra di cristallo che forma il fondo trasparente della fusoliera, presso ai pedali di manovra. L’osser-