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252 capitolo xi.


Guardavamo con un’ammirazione affettuosa quel piccolo e vecchio piroscafo, che risaliva la corrente, verso Ust-Kiakhta, ansimando affannosamente dall’alta ciminiera, spinto da una larga ruota poppiera a palette che lo faceva assomigliare ad un mulino ad acqua girovago. Esso era il primo vapore che rivedevamo. Salutavamo in lui un modesto pioniere della civiltà, una lontana avanguardia della grande forza che conquista i continenti, un amico al quale avremmo potuto chiedere soccorso. Esso ci rappresentava un ineffabile legame con quell’occidente verso il quale correvamo. La sua sirena urlava per avvertirci di sgombrare il passo, e quella voce da officina echeggiò stranamente nella vallata selvaggia. Il vapore si allontanò faticosamente, e noi, cullati dalle ondate della sua scia, prendemmo terra.

Uno dei barcaioli c’indicò la strada: presso al fiume v’erano delle paludi. Ce ne liberammo facilmente. Attraversammo Novi-Selengisk, un villaggio un po’ più grande degli altri, che ha una scuola, una farmacia, e qualche piccola bottega dalla vetrinuccia polverosa. Passammo quasi inavvertiti per la sua gran strada deserta invasa dall’erba, e soltanto dopo, quando stavamo per sboccare di nuovo nella campagna, si sparse la notizia da casa a casa; udimmo dietro di noi voci concitate chiamarsi e rispondersi, delle imposte schiudersi con violenza, e vedemmo della gente uscire di corsa dalle porte per fermarsi sulla via a guardarci sparire. Valicammo una serie di colline nude, di brulle ondulazioni ancora libere dal dominio umano, lasciando a levante il corso della Selenga. Una vasta distesa di acque tranquille ci apparve in una vallata: il lago Hussin. Non un villaggio sulle sue rive. Nessun battello lo ha mai solcato; esso dorme gli ultimi anni della sua solitudine. L’emigrazione slava lentamente lo avvicina.

Non incontravamo più che delle rare stazioni di posta, rifugiate fra una collina e l’altra quasi spaurite di trovarsi sole. Ma non tardammo a scendere in una valle invasa da un nuovo popolo. Per novanta verste, fino a Verkhne-Udinsk, noi traversammo un paese che nasce. Tutta la regione della bassa Selenga è verde