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64 capitolo iii.


Costeggiavamo un burrone profondo; da esso, con gioia, vedemmo ad un certo punto due fili telegrafici, tesi sui loro isolatori, venir su, traversare il sentiero, e scavalcare la Muraglia. Ci parvero due amici; sarebbero stati essi a portare alle nostre genti notizie di noi. Povera vecchia Muraglia, occupazione e preoccupazione di dinastie e di milioni di uomini, non è soltanto il cannone che la rende inutile oggi: basta un filo. I popoli più lontani comunicano tranquillamente fra di loro al di sopra delle sue spalle.

Essa è meno grandiosa da vicino. Somiglia alla difesa di una città, e per chi ricorda le mura di Pechino perde ancora della sua imponenza. Ma quando, attraversate le porte, discendendo l’altro versante in direzione del villaggio di Cha-tau-chung, ci siamo voltati indietro, abbiamo mandato un’esclamazione di meraviglia. Scoprivamo la linea bianca della Muraglia a perdita d’occhio: essa saliva, scendeva, seguiva a zig-zag i capricci della terra, serpeggiava, s’inabissava in valloni, risorgeva d’un balzo, si mostrava ora di profilo ed ora di fronte, allineava le sue torri in cento modi, a tratti spiegava le sue merlature, le lasciava vedere nettamente per raccoglierle subito dopo in uno scorcio repentino, aveva l’aria d’indugiarsi e di fuggire, e così fino ai due limiti dell’orizzonte, fino alle montagne più remote dove essa non era più che un filo impercettibile. E così ancora al di là; e così per ottocento chilometri, tutto in giro alla provincia del Chi-li: frontiera portentosa. E questa è soltanto “la piccola Gran Muraglia„. Vi è poi l’altra, la grande, la Wan-li-chang-cheng, la “Muraglia dalle diecimila li„, che avremmo incontrato al nord di Kalgan, che corre per duemila e quattrocento chilometri lungo i confini della vera Cina. Ma le Muraglie non sono due sole; passato Cha-tau-chung, in una piccola pianura, vedevamo altre torri, altri bastioni, come ne avevamo visti già nella valle di Xan-kow. Il popolo cinese ha passato più di mille anni della sua esistenza ad ammassare dei muri contro l’occidente. Non ha smesso che tre secoli fa, quando s’è trovato il proprio trono occupato