Pagina:Barzini - La metà del mondo vista da un'automobile, Milano, Hoepli, 1908.djvu/113

Da Wikisource.

sulle montagne 69


veicolo si spostava, ed una dignitosa testa di cinese si sporgeva, ciondolando per il moto delle mule, e ci guardava con aria interrogativa.

Siamo entrati in una regione di sabbie. Incontravamo miserabili villaggi cinti da grandi baluardi cadenti, villaggi che furono ricche cittadine: Pao-shan, un gruppo di capanne di fango intorno ad un minuscolo tempio che noi potevamo vedere per le ampie breccie aperte dal tempo nel quadrato delle mura troppo vasto, e poi Shi-yu-lè all’ombra di salici, Hu-li-pa circondato da bastioni di fango, Sha-Chao che ricorda i villaggi della Manciuria, Pienkia-pu che non ricorda niente. Il sole alto scottava le nostre schiene e intorbidava le nostre idee. Le ore passavano in una monotonia profonda, eguali, accascianti. Nella fatica meccanica del passo (gli asinelli erano tornati a Nan-kow) pensavamo con oscuri desideri all’avvicinarsi d’un luogo abitato, riponevamo una non so quale fiducia nel villaggio che doveva venire, lo cercavamo con lo sguardo, ci affrettavamo a raggiungerlo, quasi che lì dovesse cessare la fatica, il caldo, la tristezza, e quella gran luce abbagliante nella quale ci sentivamo come disperdere e dissolvere; andavamo cercando da un paese all’altro qualche ignota sorpresa.

L’allegria dei coolies era scomparsa. Non si udiva che il rumore dei passi, l’ansare dei respiri, lo scricchiolare della sabbia sotto le sonore pneumatiche dell’automobile, lo scalpitio delle tre bestie. Di tanto in tanto un gridare di Ettore, uno squillare improvviso di tromba: — Alt! — siamo ad un passo difficile.

Li desideravamo quasi i passi difficili, per scuoterci. Erano momenti di attività rumorosa. — “Qua, la pala! Il piccone! Bisogna scavare avanti alla ruota destra! Forza, rimoviamo questo macigno! Occorrono le leve! Attenti, uno, due, tre...!„ — E nell’immenso squallore della campagna solitaria la nostra comitiva si agitava in un lavoro febbrile. Poi i coolies abbrancavano di nuovo le corde, e avanti: laè, laè-la.

Deutscher Feldtelegraph„, abbiamo letto sulla porta di una capanna isolata. È un segno della famosa spedizione inter-