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per le praterie mongole 113


importante notizia del mondo: “Passiamo ora il confine mongolo„.

Ripetevo queste parole a tutti con una sorta di entusiastico stupore. Eravamo in una valletta erbosa, fra le ultime ondulazioni del terreno, fra collinette tondeggianti e molli che facevano pensare ad un estremo propagarsi sulla pianura di quella tempesta di monti che avevamo attraversato, e che vedevamo all’oriente ancora alta sull’orizzonte. Allo sbocco della valle scorgevamo la L’impiegato telegrafico Cinese della stazione di Pong-Kiong in Mongolia e la sua bambina. prateria sfumare lontano, livellata ed eguale. Ci eravamo fermati per fare gli ultimi preparativi.

Il viaggio mattutino era stato magnifico. Avevamo dovuto aspettare per partire che le porte di Kalgan si aprissero. Per una consuetudine che risale certamente a tempi di guerre e di sorprese, le città della Cina chiudono ogni sera le loro porte, alle quali dei soldati sono messi di guardia. Per la via deserta eravamo arrivati di fronte ad una porta chiusa e ad una guardia che dormiva. La guardia s’è svegliata, la porta s’è spalancata, e alla prima luce