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nel deserto di gobi 149


peratura tropicale, senza transazioni. Constatammo un fenomeno curioso; mentre il sole scottava, l’ombra era ancora fredda. Provavamo l’impressione di chi si scalda d’inverno avanti alla fiamma di un camino, e si sente bruciare verso la fiamma e intirizzire verso l’ombra. Il cielo era d’una limpidezza inesorabile. Così limpido che c’ingannavamo sulle distanze; vedevamo tutto ravvicinato a noi. L’orizzonte ci appariva sempre a qualche chilometro, e Villaggio di yurte mongole presso Urga. correvamo delle ore prima di raggiungere certe scabrosità viste nettamente a grandi distanze sull’orlo estremo delle collinette.

Questa terribile trasparenza era dovuta all’assoluta mancanza di vapore acqueo. La siccità dell’aria ci procurava delle sofferenze che aumentavano da minuto a minuto. La nostra pelle era inaridita, come per una febbre, e ci mancava così la difesa d’una traspirazione che assorbisse calore evaporando. Perciò sentivamo sul viso e sulle mani bruciare il sole in modo tanto aspro, da darci l’impressione d’essere sotto il foco d’una lente smisurata. Il giorno prima, in verità, avevamo fatto la stessa osservazione, e fu anzi sulla strada di Pong-Kiong che ci si presentò l’idea della lente