Pagina:Barzini - La metà del mondo vista da un'automobile, Milano, Hoepli, 1908.djvu/250

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202 capitolo ix.


Non eravamo in cammino da un quarto d’ora che l’automobile si fermò di colpo, e s’abbassò tutta a sinistra.

Il motore continuava ad agire, palpitando tumultuosamente, scoppiettando, emettendo nubi di fumo bianco ed acre; pareva che sentisse un pericolo e impegnasse con risoluta violenza tutta la sua forza poderosa per fuggire. Ma eravamo inchiodati. Sporgendoci vedemmo le ruote di sinistra affondate nel terreno. Quella posteriore continuava a girare, vorticosamente, quasi tentando di uscire dall’alveolo con l’impulso d’una rapidità disperata. Vi era dell’esasperazione in quel furioso e raccolto sforzo della gran macchina.

— Ferma, ferma! — gridò Ettore vedendo che il turbinare della ruota scavava il fango. — Affondiamo di più!

Il motore tacque, e per qualche minuto osservammo in silenzio la posizione dell’automobile, studiando il modo di salvarla. Aveva talmente affondato a sinistra, che l’asse delle ruote e il cassone della benzina toccavano da quel lato il suolo. Che cosa fare? Come sollevare noi tre duemila chilogrammi di peso e trasportarli altrove? Provammo a rimettere in movimento il motore ed aiutarlo spingendo con tutte le nostre forze l’automobile. Inutile tentativo. Non sarebbero forse nemmeno bastati tutti i coolies che avevamo lasciato a Kalgan. Urgeva soprattutto rialzare la parte affondata perchè l’automobile piegandosi tutta da un lato sforzava la molla e la ruota posteriore di destra, e minacciava di spezzare o l’una o l’altra. Ettore si mise al lavoro con le martinette, ma queste affondavano nella terra molle. Per sostenerle occorrevano delle tavole, e ne togliemmo dal pavimento della carrozzeria; le tavole scricchiolarono, si ruppero, affondarono. Allora ci venne un’idea: scavare il terreno tutto intorno alle ruote e sotto l’automobile in modo da formare un piano inclinato sul quale la macchina sarebbe facilmente risalita con le sue forze. E ci mettemmo alacremente al lavoro, a gran colpi di pala, dandoci il cambio a mano a mano che eravamo stanchi.

Dopo alcuni minuti di fatica concitata e muta, ci accorgemmo