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transbaikalia 257


L’imbarcazione che ci traghettò poco dopo dalla riva sinistra alla destra della Selenga, era ben diversa da quella che ci aveva trasportato al mattino. Era formata da una piattaforma vasta come una sala da ballo, sostenuta da due grandi chiatte da ponte; portava una decina di teleghe per volta, con i loro cavalli, ma avrebbe portato facilmente anche una locomotiva. Andava per la forza stessa della corrente. La trovammo occupata a traghettare i carri che tornavano dal mercato di Verkhne-Udinsk, e che si ammassavano Salvataggio dell’automobile travolta dal crollo di un ponte. alla riva destra aspettando con pazienza il loro turno. Fu un giuoco per la nostra macchina imbarcarsi, sbarcare, superare di corsa la ripida scarpata del fiume, e arrivare poco dopo alla città, che scende fra l’Uda e la Selenga, tutta bianca, vivace, pittoresca, con quel profilo orientale che hanno quasi tutte le città russe per l’abbondanza di cupole nelle loro chiese e di campanili acuminati arieggianti i minareti.

Attraversammo l’arco di trionfo, e penetrati nella via principale ci mettemmo alla ricerca del nostro deposito di benzina. L’arco di trionfo non manca in nessuna di quelle città siberiane