Pagina:Barzini - La metà del mondo vista da un'automobile, Milano, Hoepli, 1908.djvu/315

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sulle rive del baikal 265


le nostre grosse pellicce dal pelo in fuori e il fango che ci copriva non ci facevano più rassomigliare troppo a degli uomini, e quell’enorme carro che rombava e correva solo non pareva precisamente fatto per rassicurare un mujik sulla nostra essenza umana.

— Per favore, apri!

Il vecchio, come parlando a se stesso, esclamò:

— Che è? Che è? In Siberia. — Il nostro pubblico.

La risposta che si fece non fu molto favorevole a noi, poiché ad un tratto egli arretrò, e rapido come una lepre inseguita si rifugiò nella sua capanna e non si mostrò più. Questi episodi ci divertivano.

Un altro guardiano rammento, il cui contegno ci fece ridere per un istante; solo per un istante. Era un giovane quello, dalla piccola barba bionda. Egli accorse ad aprire con un gesto frettoloso ma incerto, tentennante. Udendo il frastuono del motore che si avvicinava schiuse la barriera impetuosamente, quasi per il terrore di non fare in tempo, e si gettò lui stesso di fianco,