Pagina:Barzini - La metà del mondo vista da un'automobile, Milano, Hoepli, 1908.djvu/369

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nel governatorato d’irkutsk. 315


dentale e orientale nello stesso tempo, nella quale gli affari arrivano presto e le mode tardi; in essa si ritrovano intatti dei costumi dell’antica Russia conservati da uomini dalle audacie nuove.

L’associazione dei ciclisti volle riceverci nel suo velodromo, al di là dell’Angara, dove arrivammo dopo aver attraversato uno dei più grandi ponti di barche che esistano al mondo. La pioggia e il freddo guastarono la festa ma non intepidirono l’ospitale entusiasmo. Le bandiere e gli stendardi profusi in nostro onore si affloscivano melanconicamente sotto l’acqua gelida, ma per contrapposto all’acqua esterna scorrevano vini generosi in tutte le gole e gli animi s’illuminavano e si scaldavano del più bel sole spirituale. Dei valorosi trovarono il coraggio per montare in bicicletta e svolgere un programma di corse che seguimmo con intenso interesse, mentre una musica militare faceva echeggiare fino alle lontane rive del fiume le più accese melodie guerresche. E alla notte eravamo ancora per la città. Siamo stati condotti al teatro prima, al café-chantant poi (lo spettacolo dei cafés-chantants in Russia non incomincia che dopo la mezzanotte), e quindi a cena, perchè così vuole l’uso — e “paese che vai usanza che trovi„. E dopo aver gustato dei gamberi venuti da Mosca e del caviale arrivato da Kazan, siamo stati condotti in un altro café-concert ad udire dei cori russi, le famose canzoni dell’Ukrania, che vi si eseguiscono sur commande. Finiti i cori, perchè non comandare anche delle danze della Piccola Russia? Assistemmo alle danze. Il giorno era chiaro quando ci fu offerto il “bicchiere della staffa„, così detto forse perchè è precisamente quello che fa perdere le staffe. Tornammo a casa in iswoshchik, all’alba del 3 Luglio, mentre la città cominciava a svegliarsi. Il nostro “riposo„ d’Irkutsk finiva.

Poche ore dopo, alle undici del mattino, lasciavamo Irkutsk circondati da una scorta d’onore di ciclisti. L’automobile s’era rifornita di benzina e di lubrificanti, e s’era trasformata con una minuziosa toilette esterna. Ettore l’aveva lavata al potente getto