Pagina:Barzini - La metà del mondo vista da un'automobile, Milano, Hoepli, 1908.djvu/377

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nel governatorato d’irkutsk. 323


rificava questo dispettoso fenomeno meteorologico: alla notte il tempo si rasserenava completamente; partivamo con la più bella alba del mondo; al levar del sole un po’ di nebbia si mostrava a ponente, sorgeva, si faceva nuvola, ingigantiva, invadeva tutto, e incominciava a piovere. La trasformazione si operava in mezz’ora. Il cielo si spogliava di notte e si copriva di giorno, con una costumatezza eccessiva. Regolarmente l’occidente ci mandava incontro un temporale quotidiano. Era così che ci accoglieva. Ettore, il quale all’alba era sempre il più convinto che avremmo avuto “una splendida giornata„, non sapeva darsi pace del cambiamento; esclamava ogni tanto, indicando il ponente:

— Ma che è, la miniera delle nuvole? Non finiranno mai? — e concludeva melanconicamente: — Che paesi!

Incontravamo molti villaggi, e le strade erano abbastanza frequentate. Dovevamo star molto attenti ai capricci dei cavalli per non provocare disgrazie. La meraviglia paralizzava i loro guidatori. Avvenivano delle scene d’una comicità irresistibile. Un cavallo attaccato ad una telega, atterrito dalla presenza dell’automobile — che pure andava a passo d’uomo, come sempre quando incontravamo dei cavalli — s’impennò, rovesciò la telega, riversò in terra il carico e il mujik che guidava, e si diede alla fuga. Il brav’uomo, trovatosi involontariamente seduto al suolo, continuò a guardarci sorridendo come ci guardava prima della caduta, senza un pensiero per il suo carro e per la sua bestia, con l’aria di non essersi nullamente accorto del repentino mutamento di posizione, assorto, affascinato, e ci salutò quando gli fummo vicino:

— Salute! Da dove venite?

— Da Pechino.

Giunse le mani ed ammirò con la bocca aperta. Un contadino a cavallo fu preso dal ridere alla nostra vista; improvvisamente la sua cavalcatura atterrita, fece un voltafaccia, lo sbalzò di sella; egli si rialzò ridendo sempre e ci disse, tutto contento:

— Ah, va meglio un carro senza cavallo, che un cavallo senza carro! Ah, ah, ah!