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460 capitolo xx.


tempre, che resisterono alle fatiche e alle privazioni, cominciarono a piegarsi sotto quella reazione terribile, alla quale non potevamo opporci tanta era la cordialità che l’accompagnava. Fummo ospiti della Colonia italiana, che volle presentarci preziosi ricordi che non erano certo necessari perchè la memoria di quei momenti rimanesse indelebile in noi; fummo ospiti dell’Automobile Club, del Console italiano, di amici vecchi e nuovi; scambiammo brindisi, udimmo orchestre, concerti, canti; passammo per tutti i più sontuosi e rinomati restaurants moscoviti, dal Métropole all’Ermitage, dal Mauritania — perduto fra le ombre folte del Petrowsky-Park — famoso per i suoi cori cosmopoliti, all’elegante Yard, dove i concerti cominciano a mezzanotte per finire al sorgere del sole.

Le automobili di Mosca furono messe a nostra disposizione per percorrere la città e i dintorni pittoreschi. Così fummo condotti a vedere il tramonto dallo storico Vorobievy Gory il “Monte delle Passere„ sul quale il grande Napoleone si fermò ad ammirare il meraviglioso panorama di Mosca nella sera del 14 Settembre 1812. Il sole agonizzante tingeva di sangue l’immensa, superba città: le cupole dorate mandavano bagliori di fiamme: tutto si confondeva in un fulgore che sembrava irreale: uno spettacolo sublime.

Fummo condotti ad assistere alle celebri corse al trotto nel magnifico ippodromo che è il più bello del mondo. Dalle tribune monumentali seguimmo le fasi della perenne lotta fra cavalli russi e americani, lotta che continua tutti i giorni, anche in inverno quando la pista è coperta di neve e i cavalli trascinano veloci slitte.

Insomma ci hanno fatto vivere in poche ore la molteplice e singolare vita di quest’unica città, vera capitale russa senza ministeri, moderna ed antica, lavoratrice e sacra, che si diverte anche sotto al presente “piccolo stato d’assedio„, per il quale si vedono le guardie sorvegliare il movimento dei ricchi equipaggi al passeggio armate di fucili con la baionetta in canna