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492 capitolo xxii.


chetto. Credo che se anche ci fossimo fermati in un bosco, avremmo veduto sorgere una mensa imbandita e un «comitato locale» per farci onore con ospitalità squisita e cordiale. In Germania tutte le sezioni dell’Automobile Club Imperiale hanno voluto festeggiarci, e a Bielefeld, mancando una sezione, sono arrivati dei soci del Club di Colonia, sopra un’automobile da corsa. Essi erano partiti per incontrarci dovunque fossimo.

Questa veloce automobile, dalla partenza da Bielefeld, ci ha fatto da pilota. Ma il pilota andava ad una rapidità vertiginosa, qualche cosa come novanta chilometri all’ora; e ci trascinava ad una corsa furibonda, disperata, insieme alle altre vetture che portavano i giornalisti parigini. Nel nembo di polvere sollevato dalla sua fuga, passava fulmineamente attraverso la regione come un’apparizione apocalittica.

Per correggere l’eccesso di velocità, giustizia volle che il pilota sbagliasse strada diverse volte. In un’occasione, presso Wiedenbruck, fummo costretti a ricercare la buona via attraverso i campi; così i nostri compagni di viaggio poterono avere un breve saggio della migliore viabilità siberiana.

Alle dieci e mezzo eravamo già fra le colline renane, salendo e scendendo per strade tortuose che si svolgevano per un’ininterrotta serie di villaggi e paesi, irti tutti di ciminiere d’opifici neri, pieni dello strepito del lavoro. Un intreccio di ferrovie ci faceva rallentare ogni momento avanti ai passaggi a livello.

Arriviamo in un paese sul quale il fumo denso stende un’ombra tempestosa, Barmen, con le sue miniere, le sue fonderie, le sue distillerie di carbone levanti in aria macchinari immani che sembrano motori mostruosi di favolose corazzate. Come sono lontani gl’idilliaci paesaggi della Prussia e della Pomerania, e le pittoresche cittadine del Brandeburgo, antiche e linde, per le cui piazze medioevali s’incontrano le gigantesche e ingenue statue di Rolando vigilanti sui mercati di frutta!

Alle undici, dall’alto della collina di Schlenbusck, vediamo improvvisamente aprirsi avanti a noi la luminosa valle del Reno.