Pagina:Barzini - La metà del mondo vista da un'automobile, Milano, Hoepli, 1908.djvu/60

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18 capitolo i.


benzina, da sei cavalli, una di quelle buffe vetture che non si vedono più, col motore dietro, e la trasmissione a cinghia che nelle salite aveva bisogno di essere impeciata per fare il suo dovere. Ettore si rese subito padrone di tutti i misteri di quella macchina, la costrinse a servire, e potè, sotto la direzione del Principe, farle fare un viaggio da Roma ad un castello dell’Ungheria meridionale dove vivono dei parenti della famiglia Borghese. Ettore, dopo questa prova, fu mandato a studiare meccanica; lavorò dapprima come semplice operaio negli stabilimenti della F.I.A.T. a Torino, poi a Genova nel cantiere Ansaldo, dove studiò meccanica navale, poi in altri opifici, si conquistò la patente di meccanico, e tornò alle automobili del Principe.

Da allora undici automobili hanno subito la sua signoria. Ed è adesso al comando di tutte le macchine di casa Borghese; macchine d’illuminazione, caldaie di riscaldamento, motori per le lavanderie, pompe; e possiede un’officina dove lavora a riparare e a creare. A creare anche, perchè Ettore inventa, modifica, applica nuovi apparecchi alle automobili, e potrebbe dare degli eccellenti consigli alle case costruttrici. Egli è pieno di risorse, sa trovare un rimedio immediato ad ogni male delle sue macchine, sempre pronto, col martello e col cervello. Agisce in silenzio, rapido, con un fare militaresco. Quando sente chiamare il suo nome risponde: Comandi. — Ha un corpo e un viso da bersagliere.

La prima volta che lo vidi, era sdraiato sotto l’Itala, supino, immobile, con le braccia conserte. Al primo momento credetti che lavorasse. Invece si divertiva. Poi, in viaggio, mi sono accorto che quella è una delle sue posizioni favorite, un suo passatempo; quando non ha nulla da fare, si sdraia sotto l’automobile e la contempla, bollone per bollone, pezzo per pezzo, vite per vite. E s’intrattiene a lungo in quegli strani colloqui con la sua macchina.