Pagina:Barzini - La metà del mondo vista da un'automobile, Milano, Hoepli, 1908.djvu/90

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48 capitolo iii.


Riprendemmo la corsa per il sentiero campestre, sotto una pioggia sottile e assidua che cominciava a fabbricarci del fango, a crearci delle pozze e dei modesti pantani. Attraversavamo ponticelli rustici, simili a quelli che i ricchi cinesi amano mettere per bellezza nei loro giardini, correvamo lungo viottoli incastrati fra alti bordi erbosi coronati di salici, i cui rami penduli gocciolavano sulle nostre teste; la varietà del paesaggio ci annunziava l’avvicinarsi delle colline, In un albergo cinese. — Il pozzo. la fine della grande pianura pechinese, di quel mare verde sul quale i ciuffi d’alberi celanti i villaggi sembrano isole. Nella bruma scorgevamo già qualche pallida altura sormontata dal caratteristico profilo d’una pagoda.

Improvvisamente vedemmo biancheggiare avanti a noi la balaustrata di marmo d’un altro ponte antico, più grande del primo, gettato sullo Shi-keao-ho. Scendemmo di macchina esprimendo qualche vago rancore contro la magnificenza di Cambaluc. E ricominciò la manovra dell’assalto al ponte e della sua conquista. Fortunatamente l’automobile s’era formata una certa pratica in