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114 la battaglia fra le nevi


aprire nella neve, con le mani, anguste e brevi gallerie, nelle quali aveva strisciato carponi, per attraversare non visto i punti più battuti, e arrivava sorridente, rosso e ansimante. Dieci minuti dopo una comunicazione era fatta alle truppe: «La compagnia è salva. Essa si difende eroicamente. Al prezzo di qualunque sacrificio dobbiamo portare soccorso ai nostri fratelli che combattono isolati e che ci aspettano per vincere insieme.»

Un evviva formidabile ha echeggiato fra le balze. Subito dopo un altro messaggio è stato comunicato ai soldati: «Il nemico, attaccato al Passo del Cavallo fra il Freikofel e il Pal Grande, è stato sloggiato dalla prima e dalla seconda linea, ha subìto gravissime perdite ed ha lasciato nelle nostre mani numerosi prigionieri». L’acclamazione ha ripreso. E quando si è ordinato l’avanti, le truppe hanno mostrato lo slancio di una volontà decisa, l’ardore di un superbo entusiasmo.

Avanzavano come in manovra. Per disorientare il tiro nemico facevano piccoli balzi a gruppetti di tre uomini. Un gruppo era appena visto che era sparito, e altri più lontano sorgevano per un istante. Il fuoco austriaco non sapeva come dirigersi, e imperversava cieco, ora qua, ora là; si concentrava con furore sollevando sulla linea di avanzata nubi di nevischio, come un getto di pompa. Nell’aria era tutto un sibilo lacerante, tutto uno scroscio,