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mato in fondo al vallone dove si accovacciò e passò la notte.

La Sella di Oslavia, per la sua conformazione, permetteva agli austriaci un concentramento di fuoco di mitragliatrici. A tutti gli attacchi, quel punto aveva sempre opposto la più tenace resistenza. E questa avvallatura, così forte quando è difesa da levante, rappresenta invece un punto vulnerabile quando è difesa da ponente.

Alla sera del giorno 15 la situazione era delle più singolari. Noi ci trovavamo fianco a fianco con gli austriaci, sulla medesima fronte. Avevamo un nucleo nemico nelle nostre stesse trincee.

L’attacco frontale non essendo stato sufficente, si accentuò la pressione laterale. Le due estremità della nostra linea tagliata cominciarono a tendere una verso l’altra, rinforzate, ingrossate, come due parentesi che si avvicinino, mentre sulla fronte l’assalto progrediva, più cauto e più lento.

Questa fu l’azione del giorno 16, un’azione di piccoli gruppi, tutto un combattimento di infiltrazione, di sgretolamento. Erano tre minuscole fronti che si andavano accostando. Nelle prime ore del pomeriggio la riconquista era completa.

Per la terza volta riprendevamo possesso delle posizioni di Oslavia. Ma la calma non seguì, quella calma relativa dei periodi di sosta. Un