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verso la vetta del monte nero 175


dice infine che l’elettricità scaturisca dall’attrito delle masse d’aria spinte dagli uragani contro alle pareti smisurate della vetta. Ma la verità è impenetrata; la montagna cela il pauroso mistero delle sue forze, terribili, fantastiche, soprannaturali.

La neve vi scende e vi turbina spesso fra barbaglii di lampi e fra schianti, scrosci, rimbombi. Luci di prodigio guizzano da ogni parte nei giorni di intemperie. Sono scintillamenti abbacinanti, vampe azzurre, fosforescenze fuggevoli sprazzi, getti, zampilli di fuoco freddo, che circondano gli uomini, che si mescolano alla loro vita come una fantastica ridda di fuochi fatui, varii, lievi, struscianti, inverosimili. In certe notti, le rocce stesse diventano luminose. Ogni punta, ogni scabrosità, si contornano di un chiarore tremolante; e se un sasso allora rotola giù nell’abisso, lascia nella caduta una scia sfavillante e pallida.

Nessuno conosceva queste magie, perchè nessuno aveva mai vissuto lassù nello scatenamento delle bufere. La guerra ha fatto scoprire gl’incantesimi del Monte Nero, ha rivelato le apparizioni della vetta stregata, meravigliose e ossessionanti. La folgore è la fata della montagna.

Essa assume infiniti aspetti, ora violenta e micidiale, ora mite e bizzarra. Fonde i fili telefonici, spezza gli apparecchi, squarcia i cavi sottomarini che si era tentato di sostituire ai