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194 la montagna dalle folgori


Mi sono spiegato allora le parole del comandante gli alpini sulla Sella Kozliak, il quale ci aveva gridato mentre partivamo: «Tornate presto! C’è una nebbiaccia sotto al Pleca! Vi mando un uomo con la corda!»

Gli alpini non amano portare la corda, per superstizione. Siccome si adopera nel pericolo, l’accusano di attirare il pericolo. Odiano le precauzioni come segni di malo augurio. Bisogna forzarli a incatenarsi alla fune quando il vento si leva, e a mettere le cordicelle da valanga per attraversare le zone minacciate, delle cordicelle che si trascinano come code, legate per un capo alla cintura, lunghe una ventina di metri, tinte di rosso, serpeggianti sulla neve. Se la valanga investe, è difficile che qualche tratto della cordicella non affiori, o non sia rinvenuto smuovendo cautamente la neve alla superficie, sanguigno filo di salvezza.


Non ci siamo legati alla corda, ma la tenevamo tesa a mano, per avere l’illusione di un parapetto. Ad un certo momento gli austriaci dal Monte Rosso ci hanno visto, ed è passato in alto un ronzìo di pallottole. «Ah, finalmente!— ha esclamato qualcuno della comitiva. — Buon segno! Siamo quasi arrivati!» Aspettavamo le fucilate. Nell’ultimo tratto della salita si passa in vista del nemico. La distanza è troppa per un tiro accurato, ma il nemico è volonteroso. Nei giorni sereni, saluta così chi