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sforzo audace, anche rischioso, pur di portare di un colpo la lotta fuori di Italia, pur di spingere la fronte a radicarsi più lontano che fosse possibile, correggendo le debolezze più pericolose dei confini, strappando al nemico i passi che più ci minacciavano. Egli volle, e quando Cadorna vuole è inflessibile, perchè non cerca nei consensi altrui la forza della sua ragione. È sicuro. Ha in sè stesso tutti gli elementi della certezza. Nessuna obbiezione lo smuoverebbe, perchè egli se le è fatte già tutte. La sua volontà trascina appunto per la intuizione che ognuno ha della sua logica. Quando non trascina travolge.

Così le esili truppe di copertura sconfinarono e divennero a poco a poco esercito, si integrarono durante l’azione offensiva, allargandosi gradatamente per l’affluenza delle forze mobilizzate che arrivavano dalle arterie del Paese. Fu un prodigio tecnico.

Dietro alle operazioni di guerra, ardite e tangibili, si è svolto ancora per molto tempo un lavorìo intenso di creazione, di formazione, di irrobustimento, oscuro, vasto, meraviglioso. Non dimentichiamo che quando l’Italia sentì il bisogno del suo esercito, l’esercito non c’era. La mala politica lo aveva ridotto ad un’apparenza. In nove mesi fu fatto sorgere dal niente. In quella lunga vigilia di attesa, mentre l’Europa divampava, Cadorna ha improvvisato il lavoro di decenni, con un’attività che sembre-