Pagina:Barzini - Sui monti, nel cielo e nel mare. La guerra d'Italia (gennaio-giugno 1916), 1917.djvu/221

Da Wikisource.

la rappresaglia 211


riori, un luccichìo di cose strane, oblunghe, lucenti, appese in fila come delle campane: le bombe.

Un aeroplano aveva a bordo tre persone. Il fato gli riserbava la più gloriosa e tragica avventura. Il terzo passeggero era un ufficiale valoroso ed entusiasta che nessun dovere preciso costringeva ai voli. Il suo comando era a terra, ma la passione per l’arma aerea, l’amore paterno per i piloti alla cui vita la sua funzione lo univa, lo spingevano ad accompagnarli nelle imprese più rischiose. Era l’osservatore volontario delle escursioni più ardite, bonario, sorridente, calmo.

Pieno di un vigore giovanile si era inerpicato sulla fusoliera, felice. Al momento di partire un ufficiale era accorso sotto bordo porgendogli dei guanti a riscaldamento elettrico:

— Ha dimenticato questi, li prenda! Troverete trenta gradi sotto zero!

— Ma che! Farà caldo!

E si era assiso al seggiolino di punta, dietro alla mitragliatrice, dove doveva morire della più bella morte.

Prendere quota è una manovra che separa e sparpaglia. Nelle vicinanze della fronte, raggiunta l’altezza voluta, la squadriglia si è riunita, ed assunta la formazione prescritta ha puntato verso la mèta. Volava in una linea diagonale, secondo la tattica comune alle piccole squadre. In questa formazione ogni apparecchio