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216 la guerra nell’aria


ziato un giro per avvicinarsi. Erano lontani un chilometro e mezzo dall’unità in pericolo, la quale si scostava verso il sud.

Essi hanno osservato un volteggiare rapido e serrato di uno degli austriaci, ora sopra, ora sotto al Caproni assalito, mentre l’altro faceva evoluzioni più larghe e più discoste.

Poi la caccia è cessata, ad un tratto, e si è visto il Caproni, come sfuggendo all’aggressione, allontanarsi verso ponente, solo, veloce, intatto, con volo sicuro.

— Si è liberato da sè! — ha gridato uno dei piloti che guardavano.

— Via, a Lubiana! — ha risposto il compagno.

E la loro macchina possente ha ripreso la rotta.

Lo strepito assordante dei motori e il rombo profondo e sonoro delle eliche non avevano permesso loro di udire lo scoppiettìo delle mitragliatrici, di intuire la lotta svoltasi fulmineamente, e non potevano immaginare quale carico sacro di eroismo e di morte, di gloria e di sangue, portava ora con sè quella macchina alata che si allontanava così calma, librata nell’immensità dei cieli, al di sopra del mondo, aleggiando verso la Patria.

Era il Caproni dai tre passeggieri.

Essi al primo momento non avevano scorto che un solo aeroplano nemico. Lo avevano visto passar sotto, tre o quattrocento metri lon-