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258 lettere dal mare


la punta dell’albero di una nave affondata ed in moto come una nave fantasma che viaggi dopo il naufragio. Quante cacce gli hanno dato i nostri, e non tutte inutili. Più volte hanno visto venir su dal fondo a fiotti il sangue della bestia, la nafta nera.

Di notte, emerso, il sommergibile si scambia per uno strano veliero. Un veliero nero, insolito, misterioso, lontano, veloce, che tanti naufraghi di navi silurate hanno creduto di veder apparire come uno di quei battelli della leggenda annunziatori dell’ora suprema. L’albero è il periscopio, e la vela di randa è la torretta trapezoidale, larga alla base. Vi sono epoche in cui con maggiore frequenza le nostre crociere notturne intravvedono il fatale veliero. Allora è l’hallali della caccia. Le siluranti si slanciano, la forma nera affonda veloce, i piccoli calibri abbaiano, le bombe subacquee gettate dove il sommergibile è scomparso sollevano enormi gonfiori d’onda, segnali luminosi balenano, un tumulto immenso è sul mare, e delle veementi scie candide che passano sull’acqua buia indicano che la belva si difende fuggendo. Strana guerra.

Il combattimento si sveglia così da un istante all’altro, imprevedibile, fulmineo, in qualunque punto, ed ogni colpo che si sferra è così terribile che la nave che fosse toccata sarebbe annientata. Un’esplosione, una colonna d’acqua, un gorgo. Certo sono ben rari i colpi che