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nelle acque del nemico 275


direbbe di udire lo sciabottìo delle piccole onde lente là sugli scogli. Tutto è buio a terra. Mentre la nave sta contornando il capo, una eruzione di faville sfugge dalle ciminiere. Pare un fuoco d’artificio.

È terribile ma non c’è rimedio. Le macchine hanno di questi capricci. Più i fuochisti, avvertiti, tentano di impedire il formarsi delle scintille modificando la ventilazione, e più esse irrompono turbinose nell’aria tracciandovi magnifici fasci di fili luminosi e serpeggianti. Impossibile che laggiù le sentinelle non vedano.

Debbono vedere tutta questa polvere di luce che guizza sul mare. L’allarme nemico è imminente. Da un istante all’altro un proiettore austriaco accecherà la nave.... No, non vedono. Non hanno visto. Tutto è sempre buio a terra. La squadriglia passa. Passa e gira. La punta si allontana a sinistra.

Un’altra fosca massa di alture si avanza. È quasi un’ora che le navi italiane rasentano le coste austriache in passaggi tortuosi che si sarebbero detti inviolabili. Ma navi e terre pare che si intendano nella notte. La squadriglia ha l’aria di affidarsi alla protezione silenziosa di queste sponde velate piene di mistero. Si direbbe che esse guardino sul mare, che riconoscano, che sappiano, e che scivolino lentamente sulle acque a fare scorta come una flotta favolosa di montagne vigilante ed amica.