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296 lettere dal mare


Esso non fa che delle brevi apparizioni. Quando spunta sull’acqua volge intorno una occhiata rapida: non può vedere che in una direzione e vuol esser subito sicuro di quello che c’è intorno. Se la presenza di un sommergibile è segnalata, le torpediniere vanno quatte quatte, con i cannoni pronti, ad aspettare che affiori a guardare. Esso è un cieco che ogni tanto apre un occhio. Non può sapere mai quello che troverà. Un giorno, sotto Cattaro, questo «V.L.A.» fece così un terribile incontro.

Era stato visto, probabilmente da un aeroplano, ed una torpediniera austriaca si era avvicinata, aveva fermato i motori per non dare l’allarme e attendeva. Erano le quattro del pomeriggio di una giornata limpida. I movimenti del «V.L.A.» erano stati seguiti con tanta precisione, che quando esso, ignaro di quanto avveniva alla superfice del mare, sporse il periscopio, vide a cinquanta metri dal suo fianco la prora della torpediniera nemica. Potè leggerne il nome: U.64.

La vicinanza estrema del nemico e la sua posizione non permettevano al sommergibile alcuna manovra di attacco. Delle cannonate grandinarono intorno al periscopio. Bisognava sparire. Il «V.L.A.» ridiscese velocemente. Cercò le profondità che nascondono. Quando fu persuaso di essere sfuggito, compì un giro per disporsi a lanciare il siluro e lentamente risalì.