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328 | lettere dal mare |
Si intuiva laggiù qualche attività inesplicabile, e le due torpediniere italiane, entrate ormai nella cerchia delle rive armate, avanzavano buie, impavide, decise, nelle acque interne della rada, in un silenzio che pareva pieno di aspettazione. Navigavano adesso una a fianco dell’altra, lontane fra loro una cinquantina di metri, e filavano lentamente verso il pontile, verso l’ancoraggio. Ma sembrava che quelle luci da faro rendessero più densa l’oscurità della notte, e nulla scorgevano ancora sul mare tranquillo.
Improvvisamente l’ufficiale che guidava il battello di sinistra ha impresso qualche giro violento alla ruota del timone, comandando alle macchine: «Avanti con forza!» lì battello si è inclinato tutto appoggiando a dritta, veloce. Nello stesso momento l’ufficiale si è voltato a gridare attraverso al megafono un avvertimento al compagno: Due navi da guerra, a destra!
L’altra silurante ha pure accostato, e i due battelli si sono slanciati verso la destra in direzioni divergenti. Iniziavano la manovra di attacco.
Andavano all’attacco. Avanti a loro, due masse oscure si muovevano lente. Erano indefinibili, lunghe, fumiganti. Parevano enormi e lontane. È difficile alla notte apprezzare subito le vere proporzioni di vascelli che emergono inaspettatamente dal buio. Una torpediniera può sembrare un incrociatore, una corazzata può