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70 la lotta a oslavia


I loro nomi tornano e ritornano sui bollettini, e, ripetuti, hanno finito per assumere una non so quale celebrità truce. Sembrano diventati nomi di protagonisti della guerra, evocano l’immaginazione di una ostilità incessante, e ci viene fatto di figurarci il San Michele, il Podgora, il Sabotino, eretti e vivi avanti a noi come combattenti titanici.

Uno di questi nomi è Oslavia.

Ufficialmente la zona di Oslavia è anche chiamata in un modo più complesso e indeterminato; spesso nei comunicati essa è la regione delle «alture a ovest di Gorizia». Ogni due o tre giorni queste alture fanno parlare di loro. Esse formano come una soglia di Gorizia fra due foschi pilastri: il Sabotino a sinistra e il Podgora a destra. Il combattimento vi si accanisce.

L’azione si ostina e si esaspera in quel varco, tutto vallette, tutto burroncelli, fiancheggiato e dominato dai monti nemici, nel quale la pressione della nostra offensiva inarca la linea varia e mutevole delle nostre trincee. Un fuoco terribile di artiglierie di ogni calibro vi si concentra. Il bombardamento non vi cessa mai interamente. Anche quando l’attacco o il contrattacco non agitano formicolii di uomini nei ripieghi del terreno e le posizioni appaiono solitarie, il cannone non riposa.

Non si può immaginare quale aspetto avessero quei luoghi prima della guerra. Tutto vi