Pagina:Basile - Lu cunto de li cunti, Vol.I.djvu/111

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introduzione ci

Zoza, che ha preso il posto di una delle vecchie, che s’è ammalata, racconta la sua storia, e scopre al Principe l’inganno della schiava. La quale ha la punizione che merita, e il Principe sposa Zoza.

Ciascuna giornata comincia colla descrizione di varii giuochi e trattenimenti, coi quali la compagnia si diverte nelle prime ore del mattino. Ciascun cunto è preceduto da un’introduzione morale; e si chiude con un proverbio. Dopo i dieci cunti, escono due persone della corte del Principe, e recitano un’egloga, che tiene il posto delle canzoni, che si cantano alla fine di ciascuna giornata del Decameron. Queste egloghe sono quattro: la Coppella, la Tenta, la Stufa e la Vorpara; e formano quattro satire morali in dialogo, che, colla solita ricca fraseologia, ritraggono l’infelicità delle varie condizioni umane (messe alla coppella), la maldicenza che calunnia i buoni, e la finzione, ch’esalta i cattivi (la tenta, o sia la tintura), l’avidità del guadagno (la vorpara, l’uncino, la noia che danno alla fine tutti i piaceri umani (la stufa, la noia).

A questo primo elemento burlesco se ne aggiugono varii altri. Nello scherzo riappare, come s’è detto, nel Basile il letterato seicentista, con tutti gli strani gusti, dei quali s’è dato un saggio, discorrendo delle sue opere italiane. Anche nelle fiabe del Perrault c’è una parte non ingenua e non popolare, che è frutto dell’individualità del francese e del letterato del secolo di Luigi XIV. E il Sainte Beuve dice che quella è la data dell’opera1. Cosi gli scherzi del Basile sono la data della sua opera.



  1. Causeries du Lundi, Paris, Garnier, V, pp. 272-3. In un artic.