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Pagina:Basile - Lu cunto de li cunti, Vol.I.djvu/112

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cii introduzione


E consistono principalmente nelle frange e ricami, dei quali sono capricciosamente ornati i cunti messi in bocca alle dieci vecchie: una serie di giuochi di forza, nei quali il letterato seicentista dà prova di tutto ciò ch’è capace di escogitare, quando ei ci si metta di proposito! Le metafore più strane, le frasi equivoche, le allusioni, le enumerazioni, le sinonimie scherzose, si succedono e intrecciano le une colle altre. I suoi personaggi, le sue fate, i suoi orchi, i suoi Re, i suoi Principi, le sue Zezolle, Vastolle, Renzolle, Petrosinelle, i suoi Cienzo, Nardaniello, Milluccio, Canneloro, hanno fatto tutti un corso di letteratura seicentistica: hanno letto l’Adone, e amano molto le Ode del nostro Basile! «Chi sa, marito mio,» — dice Ceccuzza al marito, che le ha riferito tutto spaventato, che una gran lucertola fatata vuole presso di sé una delle loro figliuole — , «chi sa, marito mio, si sta lacerta sarrà a doje code pe la casa nostra? Chi sa se sta lacerta è la certa fine de le miserie nostre?»1 — «Già sapite ca la luna de lo nore mio ha fatto le corna!» — , dice ai suoi consiglieri il Re, che ha trovato la figlia gravida — ; «già sapite ca, pò far scrivere croneche, ovver corneche, delle vergogne meje m’ha provisto figliama de materia de calamare; già sapite ca, pe carrecareme la fronte, s’ha fatto carrecare lo ventre; perzò, deciteme, consigliateme! Io sarria de pensiero da farele figliare




    recente della Revue des deux mondes (1 dic. 1890), A. Barine ha cercato di mettere in rilievo la parte storica, che si trova nelle fiabe del Perrault.

  1. G. I, 8