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clxxviii | introduzione |
e popolari, durante il medioevo; e la recente scuola antropologica di Andrew Lang e suoi seguaci, che, considerando le fiabe come sopravvivenze dell’antico stato selvaggio del genere umano, ne sostiene il poligenismo. E non mancano tentativi eclettici, di conciliazione, fra le varie scuole.
Si potrebbero mostrare queste varie scuole alle prese, in particolari esempii, come per la novellina di Psiche, per la Cenerentola, o per la Fanciulla dalle mani tronche. In Psiche chi vuol riconoscere un mito solare, come ha fatto il nostro De Gubernatis[1], chi una semplice trasmissione di una novella popolare indiana, come ha fatto il Cosquin, seguace della scuola storica, e chi il ricordo di un antico rito, caduto in disuso, secondo il quale alla donna non era permesso di veder nudo suo marito[2]. — Anche nella Cenerentola, il De Gubernatis, rappresentante italiano (alquanto avventato, mi sembra), della scuola mitica, scopre un mito solare: l’ombra della notte, che copro colla cenere del suo colore il fuoco del sole[3]. Ma altri ne ricerca la provenienza storica; il Coote, dopo avere affermata la trasmissione di essa dall’Italia agli altri paesi d’Europa, crede, tuttavia, che l’Italia la togliesse dalla Grecia; il Kestner trova traccia della Cenerentola in una leggenda che riferisce Eliano (II s. d. C.) intorno a Rodope, e mette innanzi l’ipotesi che alla Grecia potesse essere venuta dall’Egitto[4]. — La Fanciulla dalle