Pagina:Basile - Lu cunto de li cunti, Vol.I.djvu/35

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introduzione xxv

innanzi al volumetto, era elogiato a gara da Andrea e Vincenzo Cornaro, da un Giovanni Aquila, da Giulio Cesare Cortese, accademico della Crusca, detto il Pastor Sebeto, da suo cognato Muzio Barone, detto il Partenio Ardente, e da varii altri1. E, in quello stesso anno, pubblicandosi il Tempio Eremitano di Ambrogio Staibano, egli, a sua volta, vi poneva innanzi un sonetto elogiativo2.

Il 18 ottobre 1608 si celebravano a Firenze le nozze di Cosimo dei Medici con Maria Maddalena d’Austria. Il Cortese, del quale son note la servitù e le buone relazioni colla corte di Toscana, e che allora, come sembra, era a Firenze, invitò il suo amico a scrivere nella raccolta, che si fece per l’occasione. E il Basile scrisse l’ode, che comincia:

Nel sen d’Esperia, Amore
Inesta a Serenissima Beltade
Alto Real Valore3. —

Deve mettersi forse intorno questo tempo un viaggio, che fece in Calabria, «trasportato dal desiderio di veder le pellegrine vestigia della Magna Grecia, come le meravigliose ruine dell’altra veduto avea»4.

E si recò certo a Cariati, dove assistette all’ingresso, che fece il Principe di Cariati, Don Carlo Spinelli, con



  1. V. le rime che precedono l'ediz. di Mantova, 1613.
  2. Ambrogio Staibano, Tempio Eremitano, Nap., 1608.
  3. Ode, pp. 57-9. — V. Descrizione delle feste fatte nelle reali nozze dei Serenissimi Principi di Toscana D. Cosimo dei Medici, e Maria Maddalena Arciduchessa d’Austria, in Firenze, appresso i Giunti, 1608.
  4. Ode, p. 49.