Pagina:Basile - Lu cunto de li cunti, Vol.I.djvu/357

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jornata i. la coppella. 143

          Co centrelle1 naurate;
          Tene sotto a li piede
          Coscine de mbroccato e cataluffo2,
          E trappite torchische; ma le pénne
          Na serrecchia appontuta
          Ncoppa la chiricoccola3,
          Che la mantene schitto no capillo;
          Tanto che stace sempre ncacavesse.
          Sempre fila sottile ed ha lo jajo,
          Sempre ha la vermenara,
          Sempre lo filatorio, e sempre stace
          Sorriesseto, atterrato;
          E, all’utemo dell’utemo,
          Ste sfastie e ste grannezze
          So tutte ombre e monnezze4,
          E no poco de terra,
          Drinto no fuosso stritto,
          Tanto copre no re, quanto no guitto!
          Fab. Hai ragione, peli’ arma de messere!,
          Affè, ca è chiù de chello, che tu dice!;
          Ca li signure, quanto chiù so granne,
          Chiù provano chiantute li malanno.
          E, nsomma, disse buono
          Chill’ommo de la Trecchiena5 ,
          Che jea vennenno nuce:
          «Non è tutto oro, no, chello che luce!»
          Jac. Siente st’autra e deventa miloshiuoccolo6!
          Nc’è chi lauda la guerra,



  1. Chiodetti, bullette.
  2. Stoffa menzionata anche in III, 10: «coperte de cataluffo, guarnuto co pontille de smauto»; ed era una sorta di taffettà.
  3. Gli pende una spada sulla testa, come a Dionisio.
  4. immondizie.
  5. Trecchina, o Trecchiena, terra in Basilicata, diocesi di Policastro
    (comune della prov. di Potenza, circ. di Lagonegro, ab. 2971),
  6. Rosso come miloshiuoccolo. V. n. 10, p. 68.